18 maggio 2015

LA LETTERA DEL CAPITANO MARTINO ROVERA

Ciao a tutti,
in questi giorni ho ricevuto così tanti messaggi di stima e ringraziamento a cui forse non sono neanche riuscito a rispondere come avrei voluto e quindi ho deciso di scrivere questa lettera.
Il mio problema principale è riuscire a ringraziare tutti e fin da ora mi scuso se qualcuno si sentirà escluso o dimenticato ma non è mia intenzione
Venerdì sera (15 maggio 2015 – giorno che non dimenticherò mai) ho passato uno dei momenti più emozionanti della mia vita, ho ricevuto il regalo più bello che si potesse immaginare dal mio pubblico e dalla mia Robur; sì perché per me la Robur et Fides è sempre stata la mia seconda casa, la mia seconda famiglia, fatta di persone che in ogni momento della mia vita sono state importanti e che l’altra sera ho sentito vicine, anche quelle che purtroppo non ci sono più. Forza e Fede queste parole che per me sono la base della vita, sportiva e non: Forza non solo come forza fisica ma come forza di volontà che mi ha permesso di superare i miei limiti tecnici ed arrivare li dove volevo; Fede che per me prima di tutto è credere in Dio e affidare a Lui la mia vita ma che vuol dire anche fiducia nelle persone che ho incontrato fin qui sul mio cammino.
Ho ripensato spesso in questi giorni al mio amore per la maglia e posso dire che tutto è nato fin da  bambino, quando con mio papà andavo a vedere la Robur e speravo che tutti uscissero per 5 falli così magari l’allenatore chiamava me; riflettendo ho realizzato come da ragazzino tutti i miei compagni di squadra sognassero di giocare in NBA o in serie A mentre per me l’unico desiderio era giocare in prima squadra nella mia Robur.
Ho vissuto durante il settore giovanile degli anni stupendi con tanti amici, una squadra fantastica senza superstar ma con tanta voglia di giocare e lottare insieme che ci ha permesso dopo 33 anni di riportare uno scudetto giovanile in casa Robur nel 1997 nella stagione da Allievi, probabilmente la mia vittoria più bella nella stagione in cui la prima squadra era tornata in serie B.
25 marzo 2000 il giorno della mia prima partita in prima squadra, Piove di Sacco – Robur et Fides vinciamo di 20, entro in campo a 1 minuto dalla fine, rimbalzo in attacco, fallo subito e 1 su 2 ai liberi (ovviamente); in quel giorno si era realizzato il mio sogno.
Da lì ebbe inizio tutto con i due anni passati al neonato laboratorio Campus dove ho preso fiducia e poi il ritorno nella mia Robur con una promozione sfiorata, due coppe Italia e un’infinità di partite ed emozioni indimenticabili per cui ci vorrebbe un libro intero.
Prima dei ringraziamenti finali ancora due cose, una data e un numero:
9 febbraio 2011: Cecina – Robur (e sì proprio a Cecina) prima partita da capitano a causa dell’assenza per lavoro del mio compagno di sempre, uomo Robur come me, ma soprattutto amico vero Fabrizio Premoli: ricordo che durante il riconoscimento quando dissi “Martino 14 CAPITANO” mi prese un brivido x tutto il corpo che quasi caddi a terra; vincemmo di 40 una partita incredibile dove tutti segnavano da ovunque.
Il numero lo avrete già capito.. 14… la mia maglia, la mia seconda pelle, quel numero da 10 anni consecutivi è sulle mie spalle e probabilmente mi mancherà più di ogni cosa.
14 come il giorno del mio compleanno, 14 come l’anno di nascita del mio idolo sportivo Gino Bartali, 14 come il numero del mio idolo cestistico Arijan Komazec al suo ritorno a Varese, 14 come il numero di Tardelli al mondiale dell’82 con quell’esultanza meravigliosa.
Ora la parte più difficile, come vedete ho messo pochi nomi e farò così anche ora per non scontentare nessuno ma davvero sappiate che per ognuno ho avuto un pensiero in questi giorni.
Ringrazio tutti i dirigenti della Robur et Fides per la fiducia che mi hanno dato da giocatore e che sento già più forte che mai per il mio futuro in società; tante persone ora non ci sono più e allora ne cito una che c’è sempre stata in tutte le tappe della mia carriera da giocatore, il dott. Cesare Corti del quale vorrei citare una frase che mi ha detto proprio di recente “perché io e te Martino la Robur ce l’abbiamo dentro, è una cosa che sentiamo qui (indicandomi il cuore)”. Grazie a Lei dott. Corti e a tutte le persone che in passato ed ora hanno reso gloriosa la Nostra Società.
Ringrazio tutti gli allenatori, vice allenatori e accompagnatori, ognuno di voi mi ha dato e lasciato qualcosa di importante sia come giocatore ma soprattutto come uomo; qui il mio primo pensiero va ad Alberto Zambelli, senza di lui non sarei mai riuscito a diventare un giocatore, senza di lui non avrei mai avuto quella fiducia che è fondamentale per fare sacrifici ed arrivare alla meta.
Ringrazio tutti ma proprio tutti quelli che hanno giocato con me in questi anni, penso di essere stato un buon compagno di squadra e di aver trasmesso ad ognuno di Voi il mio legame e la mia passione verso la Robur; qui non cito nessuno perché farei dei torti troppo grandi ma so che dentro ognuno sa quello che penso di ciascuno di Voi.
Ringrazio i miei 3 angeli custodi, con queste tre persone ho condiviso tutti gli anni in prima squadra, quelli che ci sono stati dal primo all’ultimo giorno: Alberto Barausse, il nostro infaticabile massaggiatore, la presenza più costante e fondamentale nel nostro spogliatoio; il Dott. Giorgio Masotti, non solo un medico ma un confidente prezioso, mio zio e preparatore atletico Giorgio Colombo, anche per lui è finita l’avventura in prima squadra e a lui va solo un grosso applauso per tutti gli atleti che ha plasmato in questi anni.
Grazie ai bambini del minibasket di tutte le annate dal 1992 al 2011 che in questi anni si sono susseguiti sulle tribune a tifare per il loro allenatore, alcuni di loro ora sono uomini e la mia speranza è che tutti portino dentro di loro un pezzettino di me e di Robur.
Infine il ringraziamento più grande va alla mia meravigliosa famiglia che mi ha accompagnato in tutti questi anni, ognuno di loro a modo suo mi ha trasmesso il suo appoggio e la sua stima per l’impegno e la dedizione verso la mia squadra e verso la mia società. Grazie Papà per l’entusiasmo e l’orgoglio con cui mi hai seguito, grazie Mamma perché mi hai insegnato l’importanza di trasmettere i nostri valori anche in Robur, grazie Chiara perché anche se lontana e con poche parole mi eri vicina e grazie a te Filippo perché so quanto è stato difficile per te essere spesso visto come il fratello di Martino, ma tu sei il mio fratellino, un grande roburino e un grande uomo.
Grazie davvero a tutti per aver tifato per me anche solo per un momento, spero di avermi fatto divertire col mio bruttissimo tiro ma anche con le tante emozioni che spero di avervi regalato.
Ora avrò più tempo da dedicare per migliorare ancora di più la mia Robur e per la mia amata bicicletta (ovviamente gialla e blu).

Per sempre vostro CAPITANO

Martino Rovera #14