Inseguendo il sogno Bianchi, l’ABC Coelsanus Varese ha finora messo sotto contratto un solo volto nuovo che corrisponde a quello di Marco Santambrogio, play classe ’88, cavallo di ritorno dopo tre anni lontano dalla sua alma mater. Conosciamo meglio l’ex azzurrino partendo proprio da come è nato il contatto riguardante il suo ritorno in Robur.
“E’ stata una scelta voluta al 100%. Due settimane dopo la fine del campionato ho letto un articolo che mi indicava come possibile scelta del play da parte della Robur e confesso che ho immediatamente chiamato il g.m. Zambelli che mi ha detto che le possibilità erano concrete e nel giro di una decina di giorni sono diventato a tutti gli effetti un giocatore Robur. La felicità è tanta anche perché era decisamente la mia prima scelta”.
Come è cambiato in questi tre anni il Santambrogio giocatore?
“Sicuramente è cambiato il rendimento avendo giocato due stagioni da protagonista in C oltre a mezza stagione da titolare a Bari, con ottime medie. Dal punto di vista del gioco, credo che il grande cambiamento sia stata la costanza delle mie prestazioni e l’aver imparato a gestire meglio le situazioni offensive, soprattutto le letture del pick and roll”.
Farai coppia con un giocatore esperto della categoria come Lombardi: cosa potrà darti per aiutarti a crescere?
“Credo che per ogni playmaker Paolino (Lombardi n.d.r) sia un punto di riferimento: giocatore decisamente concreto che ha punti nelle mani e sa far giocare la squadra al meglio. Da anni è uno dei play più forti della categoria; da quando giocava a Como, poi a Castellanza e alla Robur ha sempre dimostrato quanto vale. In cosa può aiutarmi? In tutto: quando hai la possibilità di confrontarti con giocatori così c’è solo da imparare, un po’ come quando da ragazzo avevo come ‘maestro’ Vasini”.
Non ci si può nascondere. Tornare in Dnb a 24 anni significa una sola cosa: per te è una stagione decisiva per dimostrare che vali la categoria o anche le serie superiori. Senti la pressione?
“Fortunatamente non sento la pressione anche perché il bello, o il brutto, della pallacanestro è che per quanto si possa essere forti, conosciuti e apprezzati ogni anno metti in palio la tua credibilità e ogni anno devi ripagare le aspettative delle persone che credono in te. E’ un po’ il gioco dentro al gioco, ti spinge a dare il meglio di te e a trovare sempre nuove motivazioni e stimoli”.
Matteo Gallo (VareseSport)