(seconda parte) "Per il debutto, un incontro coi fiocchi. siamo a bologna, il luogo è la Sala Borsa, vecchio tempo del basket felsineo, i carnefici quelli della Virtus. Gianni Asti, ala piccola ma scattante, controlla e misura Nino Calebotta, il pivot con la P maiuscola, quello della Nazionale, l'unico due metri del momento. Forse gli contende anche qualche rimbalzo, di sicuro si sa che i due metri del Nino a Gianni Asti danno fastidio: gli arriva ai fianchi. Come si fa a giocare!
Gianni Asti è ancora junior e tremendamente giovane più che di età di spirito, la vita lo vuole vecchio prima del tempo, deve incominciare a sgomitare per farsi largo.
Incomincia a lavorare quando per buona parte degli altri la giornata scorre ancora liscia come un gioco. Pazientemente mette nel cassetto i sogni. Otto ore di lavoro, e poi a giocare a basket alla Robur et Fides. Il mGianni ha trovato il suo mondo, il suo giovane mondo, entusiasta, dove tutti sono importanti, dove tutti sono indispensabili, dove la sbornia la si prende quando le cose vanno male. Che il Gianni Asti si diverta non c'è dubbio. Basterebbe scivolare attraverso i successi della Robur et Fides, del Prealpi sino ad arrivare alla Gamma dei giorni nostri per capire che non è solo questione di "zona", "uomo" e ammennicoli vari. C'è un qualche cosa che va ben oltre il tecnicismo, è ormai una filosofia di vita che nasce dallo sport, quello vero, quello che esalta anche gli umili. Non ha vinto scudetti, però potrebbe avere la sua Nazionale privata. Dietro ci metterebbe l'Aldino Ossola, già allora tutto per gli altri, e il Dodo Rusconi, che cammina anche sui vetri se è necessario per fare i due punti, poi uno dei Gergati. Asti ne ha svezzati tre, tanto per gradire, a voi la scelta. Mancherebbero i lunghi, se vi basta c'è il Meneghin (quanta facilità nell'apprendere), il Bovone, poi ancora Bisson, un mostro di volontà. Dietro poi metteteci la Gamma al completo, è roba tutta fatta in casa, made in Varese by Gianni Asti.
Ventitrè anni dedicati alla pallacanestro. Un cuore e l'entusiasmo ancora di un tredicenne quello del Gianni che "muore" sui fondamentali giorno dopo giorno pur di non deludere il grande maestro." (fine)
di Roberto Gaggia (Giganti del Basket - Febbraio 1972)